Porta Rosa

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Porta Rosa
Porta Rosa, vista dal quartiere meridionale. In primo piano, i resti della Porta arcaica
CiviltàMagna Grecia
Utilizzoviadotto
EpocaIV secolo a.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneAscea
Scavi
Data scoperta1964
Date scavi1971
ArcheologoMario Napoli
Amministrazione
PatrimonioParco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con il sito archeologico di Paestum, Velia e la Certosa di Padula - Sito Patrimonio dell'Umanità
EnteSoprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 40°09′45″N 15°09′31″E / 40.1625°N 15.158611°E40.1625; 15.158611

Porta Rosa è una costruzione del IV secolo a.C. che costituisce il più antico esempio noto di arco a tutto sesto in Italia[1]. È stata ritrovata nell'area archeologica greca dell'antica città di Elea-Velia, nell'attuale comune di Ascea all'interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante sia nota con il nome di "porta", attribuitole all'inizio degli scavi, l'apertura era in realtà un viadotto nel passaggio murario che collegava le due sommità naturali dell'acropoli di Elea-Velia: è assente, ad esempio, ogni traccia di cardini.

L'arco è composto da undici conci di pietra arenaria. Le misure con cui fu realizzato sono quelle osco-italiche, in uso in tutto il territorio italico, dall'Etruria fino alla Lucania: le misure italiche furono usate dall'antichità fino al IV sec. a.C., poi dal IV fino al II a.C. furono adottate le misure della Grecia classica, e dal II a.C. infine fu usata la nuova misura romana, non inventata ex novo (perché gli italici degli Appennini seguitarono a usare sempre la loro misura anche tra i IV e il II sec. a.C.), ma risultato di tre medie matematiche: 1) tra la misura italica e quella greca antica; 2) tra la misura italica e quella greca classica; 3) infine calcolando la media tra (1) e (2). L'approssimazione è di 0,0014 sicilicus, quindi quasi zero.

Oltre a fungere da viadotto, l'apertura serve da contenimento delle pareti della gola che collega. Attorno al III secolo a.C. l'arco fu ostruito e l'intera struttura interrata, per opera presumibilmente di una frana o perché l'apertura costituiva un punto debole nella difesa della città; l'interramento ne ha probabilmente permesso la perfetta conservazione.

Porta Rosa fu riportata alla luce l'8 marzo 1964 dall'archeologo Mario Napoli[2], il quale la battezzò "Rosa" in omaggio al nome della propria moglie[3], sorella dell'archeologo Alfonso De Franciscis. L'area fu chiusa nel 2009 per la caduta di un masso; è stata riaperta nell'agosto 2011 dopo la messa in sicurezza del costone che la sovrasta[4].

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

L'apertura è coperta da una volta di circa 2,70 metri di larghezza, e nel muro sovrastante si nota un secondo arco di scarico. La realizzazione delle mura di Elea-Velia è da collocare, nelle sue ultime fasi, a metà del IV secolo a.C. La Porta Rosa può dunque essere considerata tra i primi esempi a noi noti di realizzazioni architettoniche a volta nell'area mediterranea, se non fosse per la visibile differenza nel trattamento della pietra tra la porzione inferiore delle mura e la volta stessa (incluso l'arco di scarico). Ciò può avere differenti spiegazioni per cui non è da escludere che mura e volta siano coeve. Secondo Luigi Formicone, architetto e ispettore onorario per i Beni culturali, «le misure dell'arco e dei conci relativi corrispondono a quelle in uso degli italici prima del IV sec. a.C.; sono differenti a quelle greche antiche, macedoniche o classiche, e a quelle romane dopo il II sec a.C.».

Rapporto con la descrizione nel proemio parmenideo[modifica | modifica wikitesto]

La scoperta del sistema viario che collegava il quartiere meridionale con quello settentrionale, di cui fanno parte la Porta Rosa e la cosiddetta Porta arcaica, con il conseguente disvelamento della topografia del sito, hanno stimolato lo studioso di filosofia antica Antonio Capizzi, a una rilettura affascinante[5], ma non universalmente accettata[6], del proemio Parmenideo al poema in versi Peri Physeos (Sulla Natura).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Touring club italiano, Guida Touring L'Italia antica : siti, musei e aree archeologiche, Milano: Touring club italiano, 2002, ISBN 88-365-2939-9, pp. 375-6
  2. ^ Antonio Rosmini Serbati, Ideologia e logica: Nuovo saggio sull'origine delle idee, III, Roma: Istituto Italiano per gli Studi Filosofici: Città nuova; Stresa: Centro internazionale di studi rosminiani, 2005, ISBN 88-311-9040-7, p. 25 n. 2
  3. ^ Touring club italiano, Cilento, Milano: Touring club editore, 2005, ISBN 88-365-3461-9, p. 56
  4. ^ Antonio Cangiano, «Velia, riapre dopo due anni la Porta Rosa», Corriere del Mezzogiorno, 6 agosto 2011
  5. ^ Antonio Capizzi, La porta di Parmenide, Roma, 1975 e, dello stesso autore, Introduzione a Parmenide, Bari, 1975.
  6. ^ Margherita Isnardi Parente, Parmenide e Socrate demistificati, Rivista critica di storia della filosofia, 31, 1976, pp. 422-436.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfonso Acocella (a cura di), L'architettura di pietra: antichi e nuovi magisteri costruttivi; contributi critici Gabriele Lelli, Davide Turrini, Alessandro Vicari; cura redazionale Giovanna Cestone; disegni originali Franca e Roberto Fedel; progetto grafico Massimo Pucci; impaginazione Studio Pucci, Lucca: Lucense; Firenze: Alinea, 2004, pp. 310–313, ISBN 88-8125-768-8 (Google libri)

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Parco archeologico di Elea-Velia Archiviato il 1º gennaio 2014 in Internet Archive. - Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta