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La 27enne capolista nel Lazio: parlai al funerale di papà, Walter mi notò

«Vada per carina, raccomandata no»

Marianna Madia: il Pd mi ha sedotto. Sì, ho cenato al Colle e preso il tè con Cossiga

Walter Veltroni con Marianna Madia (LaPresse)
ROMA — «Va bene... facciamola, questa intervista... tanto più che su di me, finora, sono state scritte due sole cose esatte: l'età, perché li ho davvero 27 anni, e il ruolo che Veltroni ha avuto il coraggio di affidarmi nel Pd: capolista, nel Lazio, per la corsa alla Camera.. quanto al resto...».

Quanto al resto, signorina Marianna Madia, circolano un paio di concetti essenziali: molto carina e molto raccomandata.
«Molto carina, lo dice lei...».
Si fidi.
«Sarà. Raccomandata, però, proprio no».
Lo spieghi.
«Due settimane fa, squilla il telefonino. È Veltroni. Dice di avermi seguita negli ultimi tre anni e...».
Come nasce la sua amicizia con Veltroni?

«Walter partecipò al funerale di mio padre Stefano. Sostiene di essere rimasto colpito dal piccolo discorso che feci alla fine, ma io nemmeno ricordo di aver parlato... ».
Il dolore di un funerale può cancellare pezzi di memoria.
«Infatti... Comunque poi Walter mi convoca al Loft. E mi spiega che pensa a me, per una candidatura importante. Dice che mi stima».
E lei?
«Io lo ascolto e so di fare un sacco di cose che mi piacciono... però quest'idea del Pd, l'idea di una politica nuova, rapida, responsabile, decisionista, è subito molto...».
Molto?
«Ha presente la seduzione?».
Discretamente...
«Ecco, io subisco la seduzione di questo nuovo orizzonte politico».
Cenni biografici.
«Scuola superiore a Roma, allo Chateaubriand, scuola pubblica francese, con mention bien, una roba rarissima, e poi laurea in Scienze Politiche con indirizzo economico: 110 e lode».
Una secchiona.
«Secchionissima».
Infatti, prima ancora di laurearsi, viene assunta ad Arel, il centro studi di Enrico Letta.
«Una leggenda meschina».
La verità.
«Sto preparando la tesi e mi dicono che c'è una conferenza in cui s'affrontano proprio i miei argomenti. Così, vado. E lì, tra gli altri, ascolto Enrico Letta. Mi entusiasma. Glielo dico e gli racconto della mia tesi. Lui, un po' annoiato, mi invita a una roba organizzata, tre giorni dopo, appunto da Arel».
Lei si presenta.
«Lei non l'avrebbe fatto? Non solo: porto un curriculum. Ma siccome non so cosa metterci, scrivo: "Laurea con lode prevista per il prossimo 26 marzo 2004"...».
Geniale.
«Quelli restano basiti. E, un mese dopo, mi chiamano: se davvero ha preso la lode, c'è uno stage per lei».
La professoressa Chiara Saraceno, l'altra sera, in tivù, ospite di «Ballarò», ha ironizzato sul suo essere una giovane economista.

«Credo che una delle sfide del Pd sia anche quella di avere una generazione politica più anziana che segue, accompagna, consiglia una generazione più giovane, forte e inesperta...».
Hanno scritto: la Madia è una «pariolina ». Il che, in certi ambienti radical-chic, a Roma, non è esattamente un complimento.
«Mai abitato ai Parioli. Vivo con mia madre a Fregene».
Viene comunque da una famiglia di celebri avvocati: il fratello di suo padre, Titta Madia, è il legale della famiglia Mastella e...
«E crede che questa possa essere una buona raccomandazione? Mastella? Che ha fatto cadere il governo? Comunque, mio zio mi ha spedito solo un sms, se è questo che vuol sapere».
Le va di parlare di suo padre?
«È morto a 49 anni. Uomo bellissimo e con molti interessi. Giornalista professionista che decide di iscriversi a un corso di recitazione. Lo vede Dino Risi e lo scrittura per il film Caro papà. 1979. Un trionfo: come "attore non protagonista", infatti, vince a Cannes. Poi torna al suo lavoro. Ma da precario: programmista-regista in Rai. Lavora a Porta a porta, poi a Mixer, quindi fa causa alla Rai. Dopo dieci anni, due mesi fa ho ricevuto la sentenza: il giudice ordina assunzione e reintegro con giusta manzione. Perciò, in Parlamento, lo giuro: di due cose, certamente, mi occuperò. La lentezza della Giustizia e il dramma del precariato».
Giovanni Minoli, la stima molto.
«È una domanda che... però, okay, le rispondo. Lavoro con lui, mi ha dato un'opportunità... La verità è che per una donna, specie se giovane, in questo Paese, è ancora molto difficile avere successo... ha capito?».
Com'è la storia del suo incontro con l'ex Presidente Cossiga?
«Avendo in comune il fisioterapista, mi ha scritto una lettera sul quotidiano Il Tempo, in cui mi invitava a lasciar perdere con la politica e a sposarmi e fare figli. Così l'ho chiamato e lui mi ha invitato a casa sua, per un tè. Occasione per scoprire che era amico del mio nonno materno, Normanno Messina, un giornalista».
Con il Quirinale, lei ha una certa confidenza. «Mi ascolti bene: con Giulio Napolitano cominciai una storia sentimentale quando suo padre Giorgio era ancora solo un ex e illustre dirigente del Pci. Poi... beh, sono stata a cena, sul Colle, una sola volta. Ma non credo che, ai lettori del Corriere, interessino le mie vicende amorose. Specie se sono finite».
E adesso?
«Adesso, cosa?».
È fidanzata? «No, perché?».
Così, una curiosità.

Fabrizio Roncone
01 marzo 2008

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