Vicario il portiere che mezza serie A vuole, campione anche di cuore

di Simone Golia - Redazione Di Marzio

Dopo tanta panchina a Empoli è stato numero uno assoluto. Adesso è nel mirino di Fiorentina, Lazio, Napoli. Dopo l’invasione dell’Ucraina ha accolto una mamma rifugiata con il figlio

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In panchina sicuramente non manca il tempo per riflettere. Ne ha avuto tanto Guglielmo Vicario durante le molte partite osservate dal suo seggiolino. A sedere appunto, perché la vita del secondo portiere non concede vie di mezzo: o giochi o passi 90’ da spettatore non pagante.

Guglielmo ha solo 25 anni e una carriera davanti, che però è decollata seriamente solo nell’ultima stagione. Altro che dodicesimo, ad Empoli è stato un numero uno assoluto. La prima annata da titolare in serie A non poteva andare meglio, abbastanza impossibile immaginarlo per chi è cresciuto facendo la riserva. Adesso lo vorrebbe mezza serie A. Da chi è appena rientrato in Europa come la Fiorentina a chi certe competizioni le gioca da anni, come la Lazio. Ma c’è anche chi lotta per lo scudetto, come il Napoli. Insomma, il bello viene ora.

Nel frattempo Vicario è stato riscattato dall’Empoli, che ha pagato 8 milioni al Cagliari per tenerlo con sé e valutare insieme l’opzione migliore per il futuro. Da uomo di troppo a pedina fondamentale per chiunque debba risolvere il nodo portiere. Come cambia la vita. Quella calcistica di Gugliemo è iniziata nel settore giovanile dell’Udinese, dove arriva non ancora maggiorenne nel 2013. Le prime panchine le fa lì, perché la Primavera dei friulani in porta è messa decisamente bene con Scuffet e Meret. Difficile trovare spazio e infatti a fine anno le partite giocate saranno solo quattro. Mentre i due colleghi fanno il proprio esordio in serie A e nelle Nazionali di categoria (Scuffet rifiuterà perfino l’Atletico Madrid per continuare a studiare), lui riparte in silenzio dalla serie D con il Fontanafredda.

La stagione successiva resta sempre fra i Dilettanti, ma salta sul treno giusto, quello del nuovo Venezia di Joe Tacopina. Vince il campionato da titolare, sembra aver preso il volo, ma è solo un’illusione appunto. Accade infatti che in serie C perde il posto, con la maglia numero uno che finisce sulle spalle di Davide Facchin, ora al Como. Col Venezia arriverà perfino in serie B, ma anche lì la musica non cambia: solo 556’ minuti in dieci mesi di campionato, perché davanti a lui c’è un giovanissimo Audero che da lì a poco sarebbe diventato uno dei portieri di riferimento in serie A.

Nell’estate del 2019 ecco la chiamata che non ti aspetti, quella del Cagliari. I sardi tuttavia lo cedono subito in prestito secco al Perugia in serie B, dove Vicario gioca senza però evitare una dolorosissima retrocessione. Quindi il ritorno in Sardegna e un altro anno da secondo portiere alle spalle di Cragno. Lo osserva il più possibile, i due diventano amici. Alla faccia della competizione. La sua prima partita in serie A la gioca nell’aprile del 2021, quando i suoi due vecchi compagni nelle giovanili dell’Udinese — Scuffet e Meret — ne avevano già messe insieme rispettivamente 40 e 73. È successo a San Siro contro l’Inter del suo idolo Handanovic, che andava a vedere da bambino negli anni in Friuli. Vola ovunque, fa miracoli su Eriksen e non solo. Un muro che i nerazzurri riescono a sfondare solo al 77’ con Darmian: «Che bravo, ha mostrato davvero una grande sicurezza», si complimenta Conte a fine partita.

In estate, poi, sembra ad un passo dal Genoa ma alla fine la spunta l’Empoli di Andreazzoli, che alla seconda giornata vince allo Stadium contro la Juventus. Vicario stoppa due volte Chiesa e si guadagna un 8 in pagella: «È un predestinato», dirà di lui il presidente dei toscani Corsi. Anche perché si ripeterà per tutta la stagione: para alla Gordon Banks su Lautaro, mura tutto il Napoli al Maradona, para un rigore all’infallibile Perotti contro la Salernitana, diventa l’incubo di Zapata e compagni a Bergamo.

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Attentissimo all’alimentazione (probabile retaggio del lavoro con Inzaghi ai tempi di Venezia), nel tempo libero gioca alla Play e guarda le serie tv. Non solo però, perché lo scorso marzo – qualche settimana dopo l’invasione russa in Ucraina – Gugliemo decide di raggiungere i genitori a Udine per accogliere una madre fuggita con il figlio di 8 anni. Un bambino che fino a poco prima voleva solo giocare a calcio come è normale che sia alla sua età. Gli ha regalato la maglia numero 13, indossata nell’ultima stagione a Empoli. Lo ha fatto piangere di gioia e non di paura: «Non ci crederai, sono con un calciatore!», le parole del ragazzo in videochiamata col padre. Tanti anni da numero 12. Adesso è un numero uno. In campo e fuori.

9 giugno 2022 (modifica il 9 giugno 2022 | 14:23)