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Daniel Fonseca, 'El Tigre': l'esplosione con il Cagliari, la 'manita' col Napoli, il tandem con Balbo alla Roma, trofei e infortuni alla Juventus

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Era furbo, scafato, grintoso e rissoso, pronto a fare goal ad ogni costo, meglio se beffando i difensori avversari ed esultando in modo esagerato, ma anche agile e velocissimo, dotato di un sinistro forte e velenoso. Daniel Fonseca, per queste sue caratteristiche detto 'El Tigre', con i lineamenti tipicamente sudamericani, lo sguardo ambizioso di chi ha fame di emergere e quei denti oltremodo sporgenti per i quali veniva spesso preso in giro e chiamato 'Castoro' o 'Coniglio', sembrava il personaggio di un film di Sergio Leone.

Attaccante uruguayano molto tecnico e abile in acrobazia, cresciuto nel Nacional Montevideo, approda in Italia al Cagliari ancora molto giovane dopo l'esperienza di Italia '90 con l'Uruguay, in compagnia dei suoi connazionali Pepe Herrera ed Enzo Francescoli. I rossoblù di Ranieri sono la sua rampa di lancio per le successive mete della sua carriera: il Napoli, dove è ricordato per una storica 'manita' al Valencia in Coppa UEFA, e la Roma, dove formerà uno straordinario tandem offensivo con l'argentino Abel Balbo. 

Con l'Uruguay vince una Copa America, intanto arrivano gli infortuni, alcuni gravi, soprattutto di carattere muscolare, che iniziano a condizionare il suo rendimento in campo. Passa alla Juventus, per vincere uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e una Copa Intertoto. Ma i tendini non gli danno tregua e per un anno torna in Sudamerica per provare a rilanciarsi, facendo qualche presenza con il River Plate e il Nacional, prima di chiudere la carriera a 33 anni ancora in Italia con il Como. 

DAI SUCCESSI CON IL NACIONAL ALLO SBARCO AL CAGLIARI

Caris Daniel Fonseca nasce a Montevideo, la capitale dell'Uruguay, il 13 settembre 1969. Come molti talenti uruguayani, entra a far parte da ragazzo del Settore giovanile del Nacional, il club più prestigioso del Paese, e nel 1988 approda in Prima squadra. L'impatto è subito positivo, perché 'El Tigre', pur molto giovane, disputa in tutto 14 gare e segna 4 goal in campionato.

Nel 1988 vince, senza mai scendere in campo, Copa Libertadores e Coppa Intercontinentale, mentre mette la sua firma sulla Coppa Interamericana del 1988 (2 goal fra andata e ritorno agli honduregni dell'Olimpia Tegucigalpa) e sulla doppia sfida con gli argentini del Racing per la Recopa Sudamericana 1989, decisa proprio da un suo goal nella gara di andata a Montevideo (1-0 per gli uruguayani), seguita dallo 0-0 ad Avellaneda.

Fonseca è una delle punte emergenti dell'Uruguay e il campionato locale inizia ad andargli stretto: sogna la Serie A, quello che è in quel momento il campionato più bello e difficile del mondo. L'occasione arriva nel ritiro premondiale con la Celeste del 1990. Il Direttore sportivo del Cagliari, Carmine Longo, va in Germania per provare a portare in Sardegna Ulf Kirsten, il forte centravanti della Germania Est che milita nella Dinamo Dresda, cui fanno firmare un precontratto.

Trovandosi in terra tedesca, il 25 aprile, assieme ai suoi collaboratori, si ferma a Stoccarda a vedere l'amichevole pre-Mondiale fra la Germania Ovest di Franz Beckenbauer e l'Uruguay di Oscar Washington Tabarez. La Celeste per l'occasione gioca una gran partita, pareggiando 3-3 in casa dei futuri campioni del Mondo. E Longo e gli altri restano folgorati dalle prestazioni di due elementi, il centrocampista Pepe Herrera e l'ala sinistra Daniel Fonseca, che dimostra grande personalità nonostante la giovane età.

Il D.s. rossoblù decide così di completare con loro il parco stranieri del neopromosso Cagliari: parla con il suo amico, il procuratore Paco Casal e stringe con lui un patto per portare in Sardegna Herrera e Fonseca. Alla fine a loro si aggiungerà anche 'Il Principe' Enzo Francescoli, mentre Kirsten stralcerà il precontratto per accordarsi con il Bayer Leverkusen.

Dopo aver ospitato il Girone F di Italia '90, Cagliari vive la stagione del ritorno in Serie A con la conferma in panchina di Claudio Ranieri da parte della famiglia Orrù e una squadra a forte trazione uruguayana. I primi mesi italiani di Fonseca, come quelli dei suoi due connazionali, non sono semplici, ma pian piano 'El Tigre' si ambienta e già alla 2ª giornata Daniel dà un saggio di quelle che saranno le doti che gli permetteranno di imporsi come uno dei grandi bomber stranieri della Serie A: al San Paolo, contro il Napoli scudettato di Bigon.

I partenopei restano in 10 uomini per l'espulsione di Alemão e il Cagliari ne approfitta: segna Rocco, Careca pareggia su rigore, ma nella ripresa Fonseca mette in grande difficoltà la difesa azzurra con i suoi scatti e le sue accelerazioni. In una di queste ha il tempo per calciare a rete, trovare la deviazione di Corradini e propiziare l'autogoal del 2-1 ospite. Sarà tuttavia un fuoco di paglia: il neopromosso Cagliari fatica tremendamente nel girone di andata.

La squadra lotta, tuttavia non riesce a far punti. La svolta è dietro l'angolo, e si manifesta nell'occasione meno pronosticabile, il 16 dicembre a Torino contro la Juventus di Maifredi, in piena corsa Scudetto e a caccia della millesima vittoria in Serie A della sua storia. Il Cagliari si presenta all'appuntamento ultimo in classifica, senza il suo capitano Mauro Valentini, e va sotto nel primo tempo per 2-0. Il baratro è dietro l'angolo, invece, toccato il fondo, i rossoblù risorgono. Cornacchia già nel primo tempo accorcia le distanze, su calcio di punizione di Fonseca deviato da Tacconi, poi 'El Tigre' si porta a spasso mezza difesa bianconera con un'azione personale e serve a Cappioli la palla del 2-2.

Il 2-2 guarisce il Cagliari, e l'uruguayano, assieme a Cappioli, diventa una delle armi a disposizione di Ranieri. I sardi vincono finalmente qualche partita. Il primo sigillo dell'ex Nacional è il guizzo del provvisorio vantaggio con il Bari, che tuttavia dilaga per 4-1, poi però è lui uno degli artefici della risalita dal penultimo posto con cui si chiude il girone di andata al 14°.

Fonseca fra marzo e maggio segna altre 7 reti: 2 propiziano i successi su Pisa e Parma, entrambi per 2-1, poi una data che resterà scolpita nella carriera dell'uruguayano è quella del 7 aprile 1991. Si gioca a Genova, e la Sampdoria, lanciatissima verso lo Scudetto, è avanti per 2-0. Ma i blucerchiati non hanno fatto i conti con Fonseca, che al 72' batte Pagliuca con un diabolico pallonetto e all'88' si supera, insaccando con una spettacolare rovesciata. 

'El Tigre' segna un goal bellissimo, che vale un punto molto prezioso per gli isolani. Il Cagliari continua a rosicchiare punti al Lecce, e tutto per i rossoblù si decide alla penultima giornata. Cesena e Bologna sono già spacciate, il Pisa quasi, resta da definire chi sarà la quarta ad abbandonare la Serie A, se il Cagliari o il Lecce. Mentre i salentini sono travolti 3-0 a Genova dalla Sampdoria che vince e conquista lo Scudetto, i rossoblù espugnano il Dall'Ara di Bologna con una doppietta ancora di Fonseca e raggiungono la matematica salvezza. 

'El Tigre' è l'eroe della salvezza dei sardi e l'idillio sembra destinato a durare: non sarà così. La seconda stagione nell'isola di Fonseca è comunque positiva: nonostante le sue presenze in campo si riducano a causa di qualche infortunio, l'uruguayano non fa mancare il suo apporto in zona goal, e a fine anno ne realizzerà 9.

La stagione è ancora una volta travagliata: Ranieri lascia per approdare al Napoli, e dopo l'esonero di Giacomini, tocca a Carlo Mazzone provare a salvare i rossoblù. L'annata è ricordata nell'isola come quella degli uruguayani, perché saranno i tre stranieri a determinare la permanenza nel massimo torneo.

Il 20 ottobre 1991 il primo sigillo di Fonseca vale l'1-1 al Meazza con l'Inter. La squadra fa comunque fatica, ma due rivali per la salvezza, Ascoli, Cremonese e Bari, sono sul fondo della classifica e i rossoblù si mantengono a galla, fra il quartultimo e il quintultimo posto. Prima di fine anno si sveglia però 'El Tigre': goal al Ferraris al Genoa (2-2) e doppietta casalinga contro l'Ascoli (2-0). 

Altre due doppiette dell'attaccante valgono un punto in casa con il Foggia, e, sempre al Sant'Elia, i due punti con la Fiorentina (4-0). Ancora un guizzo di Fonseca, il 3 maggio 1992, dà quella che resterà l'ultimo successo stagionale ai rossoblù, preziosissimo, con la Cremonese allo Zini. Il successivo pareggio per 0-0 in casa con il Bari vale la matematica salvezza, la seconda consecutiva: ad Ascoli e Cremonese si aggiungono il Verona, letteralmente crollato, e proprio i pugliesi.

L'URUGUAY: ITALIA '90 E LA COPA AMERICA VINTA NEL 1995

L'esperienza in Nazionale di Fonseca inizia prima di Italia '90 con la convocazione da parte del Ct. Tabarez, che crede molto nelle qualità del giovane attaccante del Nacional. 'El Tigre' debutta con la Celeste il 2 febbraio del 1990 e con le prestazioni nelle amichevoli pre-Mondiali si guadagna la chiamata del 'Maestro' per giocare il torneo internazionale a soli 20 anni.

Ai Mondiali l'uruguayano gioca 2 gare, risultando decisivo nei minuti finali della partita del girone contro la Corea del Sud: è infatti un suo colpo di testa a stendere gli asiatici al Bentegodi di Verona e a qualificare la squadra agli ottavi di finale. Qui il cammino dell'Uruguay si incrocia con quello dell'Italia di Vicini, che avrà la meglio nello scontro diretto degli ottavi. Fonseca è fra i titolari ma non riesce a incidere.

La punta diventa comunque negli anni seguenti un pilastro della Celeste: quest'ultima non riesce a qualificarsi ai successivi Mondiali di USA '94, ma Fonseca e compagni si riscattano l'anno dopo, nel 1995, vincono la Copa America, trionfando in finale contro il Brasile campione del Mondo in carica ai calci di rigore. 'El Tigre' continuerà a rappresentare il suo Paese fino alle qualificazioni per Francia '98, e totalizza 10 goal in 30 gare. 

LA CESSIONE AL NAPOLI FRA LE POLEMICHE E 'LA MANITA' AL VALENCIA

Fonseca nell'estate del 1992 è il giocatore di maggior valore della rosa del Cagliari, ed è probabilmente questo il fattore che induce la famiglia Orrù a cedere la società, visti i tanti soldi investiti negli ultimi anni. Per non vendere direttamente 'El Tigre', decisione che sarebbe risultata impopolare agli occhi dei tifosi, ma che avrebbe consentito di risanare i bilanci, gli Orrù fanno così un passo indietro, mantengono intatta la loro immagine positiva e vendono il club all'imprenditore del grano Massimo Cellino. 

Sarà lui a dover decidere del futuro dell'attaccante di Montevideo, anche se di fatto, l'accordo con il Napoli è già stato definito da tempo e la cifra con cui il giovane uomo d'affari rileva la società sarà la stessa della valutazione del cartellino dell'attaccante: 15 miliardi di Lire, cui i partenopei aggiungono il cartellino di Vittorio Pusceddu. 

Mentre il nuovo patron acquista per sostituirlo Luís Oliveira, Fonseca, con buona pace dei tifosi rossoblù, in particolare del gruppo ultrà degli Sconvolts, che lo accuserà di tradimento, passa dunque agli azzurri, fortemente voluto dal suo mentore Claudio Ranieri, lasciando l'isola con 17 goal in 52 presenze complessive.

"Per noi sudamericani, l’Italia era ed è un punto di arrivo, un pianeta desiderato e per molti inarrivabile. - dichiarerà - Mi volle Ranieri nel Cagliari e mi ha dato tantissimo, senza quell’esperienza non sarei stato corteggiato da altri club". 

L'impatto con la nuova squadra è devastante: Fonseca, inserito in un tridente con Zola e Careca, gioca bene e segna a ripetizione. In campionato realizza 7 goal nelle prime 8 giornate, con doppietta al Foggia, ma è soprattutto quanto fatto da 'El Tigre' in Coppa UEFA a restare nella storia del club campano.

Il 15 settembre al Mestalla l'attaccante è in giornata di grazia e con 'una manita' travolge il malcapitato Valencia: i suoi 5 goal restano ancora oggi il record di un giocatore del club in una singola gara europea. Poi però qualcosa va storto sia in Europa (dove il PSG elimina i partenopei), sia in campionato, è la terza sconfitta di fila rimediata il 22 novembre contro la Sampdoria.

Ferlaino solleva Ranieri dall'incarico e affida la squadra a Ottavio Bianchi. La mossa, se ha l'effetto di risollevare la squadra sul piano dei risultati, rallenta un po' il rendimento di Fonseca, che chiuderà comunque con la sua miglior stagione in carriera: 24 reti in 40 presenze, di cui 16 in 31 gare in Serie A. 

L'11° posto finale ovviamente non può soddisfare però la dirigenza, che l'anno seguente si rivolge allora a un tecnico emergente, Marcello Lippi.  Anche il toscano, con l'addio di Careca, si affida a Fonseca in zona goal, ed 'El Tigre' con 15 reti, tutte segnate in campionato, dà un contributo determinante nella conquista del 7° posto che vale la qualificazione in Coppa UEFA. 

Fra le prestazioni della punta spiccano la tripletta del 28 novembre 1993 contro la Reggiana, la sua prima in Italia, e due doppiette contro Cagliari e Cremonese. Non tutto però è rosa e fiori: Fonseca, noto per il suo carattere 'caldo' da sudamericano, proprio in occasione della trasferta in Sardegna contro la sua ex squadra si rende protagonista di un brutto gesto, andando ad esultare sotto la Curva e facendo il gesto dell'ombrello ai tifosi. 

"Non credo sia giusto essere accolto così, - si sfogherà a caldo nel post partita - è già la seconda volta. Io credo di aver dato tanto al Cagliari e all’isola, come loro hanno dato a me. Ma io tante volte anche quando stavamo per retrocedere giocavo infortunato".

"Feci goal su punizione, - racconterà anni dopo in un'intervista a '100x100napoli.it' - e sfogai la mia rabbia contro una parte dei tifosi cagliaritani che non smettevano di insultarmi e darmi del mercenario, per loro ero un traditore e basta. Cose che capitano".

Quei tifosi, però, se la legheranno al dito e non glielo perdoneranno mai. Intanto il Napoli attraversa una grossa crisi economica e la società decide di monetizzare dalla cessione di uno dei suoi pezzi pregiati: Daniel Fonseca, dopo 39 goal in 69 gare, salutava anche gli azzurri per trasferirsi nella capitale. 

"A Napoli arrivai in un momento delicato, - racconterà l'attaccante - dovevano essere gli anni della ricostruzione del dopo Maradona ma in realtà si cominciarono a vivere i primi disagi societari che poi sarebbero sfociati nel fallimento. Napoli mi ha dato tutto, mi ha completato come uomo e come calciatore, ho vissuto quegli anni con grande passione e partecipazione. È vero quello che dicono tanti ex: non puoi dire di essere un allenatore o un giocatore completo se non passi una volta per Napoli".

LA ROMA DI SENSI E IL TANDEM CON BALBO

Con un assegno da 17 miliardi e mezzo, più il cartellino di Benito Carbone, Fonseca raggiunge la capitale, dove trova ad accoglierlo un altro suo ex allenatore, Carlo Mazzone, e va a comporre una coppia d'attacco tutta sudamericana con l'argentino Abel Balbo. A beneficiare in zona goal della presenza di un giocatore come Fonseca sarà soprattutto quest'ultimo, mentre 'El Tigre', che in Nazionale inizia a riportare i primi infortuni di una certa rilevanza, non raggiungerà più i livelli realizzativi di Napoli.

Daniel Fonseca RomaGetty

La coppia fa sognare comunque i tifosi giallorossi, anche se non riuscirà a portare in bacheca titoli per il club, e lo stesso presidente Franco Sensi, che al suo arrivo non risparmierà parole importanti.

"Ho dato a Mazzone una Ferrari", disse il numero uno capitolino, parlando dell'ex stella di Cagliari e Napoli.

L'uruguayano segna in tutto, in tre stagioni nella Lupa,  28 goal in 79 presenze. I primi due anni sono senza dubbio positivi, visto che lo vedono firmare in entrambi i casi 10 reti (8 in campionato e 2 in Coppa Italia il primo anno, 8 in campionato e 2 in Coppa UEFA nel secondo) e nel 1994/95 la coppia con l'argentino è fra le più prolifiche con 30 centri fra i due. 

Ma i problemi fisici crescenti e gli 8 goal del 1996/97 (di cui appena 4 in Serie A) portano il club ad optare per una sua cessione. Per 'El Tigre' si aprono le porte della Juventus.

GIOIE E DOLORI ALLA JUVENTUS

Nell'estate 1997 la Juventus, che si trova nella condizione di rimpiazzare Christian Vieri, passato all'Atletico Madrid, decide di puntare sull'uruguayano, ormai prossimo ai 28 anni. Lippi, che già lo ha avuto a Napoli, è convinto che rimesso in sesto fisicamente, Fonseca si farà valere anche a Torino. Lui stesso è fiducioso.

"Per rendere al massimo - dichiara il nuovo acquisto a 'Hurrà Juventus' - io ho bisogno, come tutti del resto, di avere un allenatore che crede in me. Quando trovo il mister giusto, sono pronto a buttarmi nel fuoco e le cose anche più difficili mi diventano naturali. Nessuno è bravo come Lippi che ti tratta da giocatore, ma soprattutto da uomo. Con lui non puoi sbagliare davvero perché è anche capace di difenderti in tutte le circostanze".

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Fonseca spera di conquistare i primi titoli di una carriera che, a parte gli esordi in patria, era stata per lui avara di trofei.

"La Juventus è la squadra più forte del mondo e ha giocatori straordinari. - afferma l'attaccante - Ma ha anche un calendario fittissimo e quindi ha bisogno di una rosa molto vasta. Alla fine, vedrete, ci sarà spazio per tutti. L’importante, comunque, è sentirsi “titolare” anche se vai in panchina. Con Lippi sono certo che sarà così e quindi sono felice. Avrò un comportamento esemplare e mi auguro di fare tantissimi goal".

Invece in bianconero inizia il ripido e rapido declino dell'attaccante che aveva fatto esultare i tifosi di Cagliari, Napoli e Roma. Gli infortuni sono sempre più frequenti, anche se il giocatore di Montevideo trova comunque il modo per farsi ricordare. Nel suo primo anno all'ombra della Mole, il 1997/98, segna comunque 8 reti pesanti, di cui 4 in campionato, una in Champions League e 3 in Coppa Italia.

Il 9 novembre con un guizzo dei suoi nel finale permette alla Juventus di superare di misura il Napoli, sua ex squadra. Rotto il ghiaccio, inizia un periodo positivo: segna a dicembre contro il Piacenza, e si ripete con la Sampdoria. Il 16 maggio 1998 segna poi la rete all'Atalanta (1-1) che vale lo Scudetto matematico.

Lega particolarmente con il connazionale Montero e fra un problema muscolare e l'altro, anche nel 1997/98 Fonseca fa il suo e realizza reti determinanti. Prima trova la rete col Perugia, poi, il 6 gennaio 1999, confeziona contro il Milan, al Meazza, un goal che consente ai torinesi di uscire indenni dal match.

Pur limitato sul piano fisico, Fonseca mantiene un feeling notevole con il goal e anche nella delicata fase centrale della stagione firma 4 reti pesanti: Venezia, Perugia, Parma e Udinese sono le sue vittime. 'El Tigre' chiude la miglior stagione bianconera con 25 partite e 6 reti in Serie A, più 4 in Coppa Italia.

È il canto del cigno di un grande attaccante. I successivi 2 anni, il 1999/00 e il 2000/01 sono molto travagliati a causa degli annosi infortuni e dei problemi tendinei di cui soffre. Disputa ancora 5 presenze, che gli consentono di chiudere l'avventura con la Vecchia Signora con 69 presenze e 18 reti, restando comunque nel ricordo dei tifosi bianconeri. 

IL DECLINO E IL RITIRO A 33 ANNI

Ormai i problemi fisici non permettono a Fonseca di rendere come lui vorrebbe. 'El Tigre' nel 2002 fa allora le valigie per far ritorno in Sudamerica, dove indossa le maglie di River Plate e ancora Nazional Montevideo, con cui vince il campionato uruguayano.

Nel 2002 prova a rilanciarsi e firma con il Como: le sue apparizioni saranno appena 2, con la squadra lombarda che farà immediato ritorno in Serie B. Il grande attaccante ha soltanto 33 anni, ma decide di ritirarsi per intraprendere successivamente la carriera da procuratore. 

Per lui parlano gli oltre 100 goal segnati in carriera e i video che lo ritraggono segnare reti spettacolari con i club che ha rappresentato e la Nazionale uruguayana. Imitato scherzosamente da Teo Tecoli per 'Mai Dire Goal' ai tempi in cui militava nella Roma, Fonseca oggi segue da vicino i suoi due figli calciatori: Nicolas, centrocampista classe 1998, di ruolo centrocampista, e il promettente Matias, attaccante come papà, con un trascorso nella Primavera dell'Inter. 

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