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Tomas Brolin, la stella capace di brillare solo a Parma che concluse la carriera da portiere

Una volta - quando purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista – le partite di calcio trasmesse in tv erano poche, i Mondiali rappresentavano una occasione più unica che rara per garantire agli appassionati di calcio un’autentica scorpacciata. Inoltre, probabilmente soprattutto, rappresentavano un’occasione unica per i calciatori che, in occasione della rassegna mondiale, avrebbero potuto godere di una visibilità certamente non paragonabile a quella alla quale erano abituati.

E così, un sorridente svedese di 20 anni, all’epoca in forza al Norkopping, sfruttò nel migliore dei modi l’occasione capitagagli nell’estate del 1990 quando, con la sua Nazionale, partecipò agli storici Mondiali di Italia ’90. Quella Svezia, decisamente più debole di quella che quattro anni dopo sarebbe stata capace di chiudere addirittura con un terzo posto i Mondiali americani, non portò a casa nemmeno un punto nelle tre gare della fase a giorni, perse contro Brasile, Scozia e Costa Rica.

Tuttavia, a quel ragazzo di nome Tomas Brolin bastò un goal messo a segno contro il Brasile per attirare l’attenzione del Parma che, appena promosso in Serie A, pescò proprio ad Italia ’90 i suoi tre stranieri: oltre a Brolin, infatti, arrivarono in Emilia il difensore belga Georges Grun e il portiere brasiliano Claudio Andrè Taffarel, proprio quello al quale Brolin aveva fatto il goal che avrebbe cambiato per sempre la sua carriera.

Tomas Brolin SwedenGetty

Approdato a Parma, il biondo col numero 11 sulle spalle impiegò poco tempo per ambientarsi nel nostro calcio. In un’epoca in cui le difese erano quasi invalicabili, riuscì a chiudere la sua prima stagione con 7 goal all’attivo, giocando in tandem con Alessandro Melli.

Giocatore molto duttile, altruista e tecnicamente dotato, Brolin entrò presto nel cuore della tifoseria emiliana che, pian piano, in pochi anni, vide il Parma trasformarsi da matricola a grande realtà del nostro calcio.

Brolin prese parte proprio a quella scalata, seppur con un ruolo via via sempre meno principale. L’arrivo a Parma di Asprilla nell’estate del 1992, infatti, lo penalizzò un po’ per via delle regole restrittive sull’utilizzo di calciatori stranieri, seppure Brolin – impiegato spesso come esterno di centrocampo – riuscì a rivelarsi elemento utile per il Parma di Nevio Scala, capace di conquistare in quegli anni una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa Uefa.  

Un’era trionfale, che sarebbe continuata ancora per qualche anno, ma senza Tomas Brolin.

Nel novembre del 1995,  infatti, la carriera di Brolin, ventiseienne, vive un altro bivio, stavolta in negativo. Non contento del minutaggio riservatogli, lascia il Parma per trasferirsi al Leeds, ma la Premier gli riserva più delusioni che gioie. Il suo rapporto con mister Wilkinson non decolla mai e lo svedese non ricopre mai un ruolo da protagonista. Colpo di grazia alla sua avventura in terra inglese è un mal riuscito Pesce d’Aprile. Brolin annuncia il suo ritorno al Norkopping: per il calciatore è evidente che si tratti di uno scherzo, ma in patria viene preso sul serio ed il suo imminente trasferimento finisce su tutte le prime pagine. Brolin deve frettolosamente smentire, ma ormai il danno è fatto.

Tomas Brolin LeedsGetty

Il Leeds lo cede in prestito allo Zurigo, in Svizzera, e poi, l’anno dopo, pur di provare a rilanciarsi torna al Parma dove, frattanto, in panchina è arrivato Carlo Ancelotti. Ma è il Parma di Chiesa e Crespo che chiude il campionato al secondo posto e per Brolin lo spazio è nuovamente poco.

Il Parma lo restituisce al Leeds al termine della stagione, lui prova a convincere il Real Saragozza a concedergli un’occasione, ma non ce la fa. È allora il Crystal Palace a tesserarlo, ma la sua seconda avventura in Premier risulta persino peggiore della prima. Brolin di anni ne ha solo 29, ma si arrende e decide di lasciare il calcio.

Prima di chiudere la propria carriera, però, Brolin decide di lasciare il segno: sceglie infatti di firmare un contratto con l’Hundiksvalls ABK, la squadra della sua città, all’epoca partecipante al campionato equivalente alla nostra Serie C. Ma, follia nella follia, scende in campo soltanto una volta e lo fa da portiere. Negli ultimi 15 minuti di una sfida senza storia contro il Kiruna, entra in campo e si piazza tra i pali riuscendo a restare imbattuto.

È quella la sua ultima partita ufficiale. Sicuramente sui generis.

Sempre nei panni di portiere, però, Tomas Brolin riuscì a lasciare il segno anche in Italia quando, in occasione di un “Derby del cuore”, fu schierato proprio tra i pali e, con un bellissimo gesto, regalò di fatto un goal a Raimondo Vianello, tuffandosi con largo anticipo e permettendo allo showman supertifoso dell’Inter di realizzare un goal con addosso la maglia della propria squadra del cuore. Ma il più felice di tutti, in quel momento, insieme a un’emozionata Sandra Mondaini sugli spalti, sembrava essere proprio Brolin.

Tomas Brolin Faustino Asprilla Alessandro Melli Georges Grun Parma LegendGetty

Oggi Brolin è un giocatore professionista di Poker Texano, carriera che ha intrapreso da parecchi anni dopo aver anche aperto un ristorante specializzato in cucina italo-svedese a Stoccolma, chiamandolo “Undici” in ricordo del suo storico numero di maglia.

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