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Filippo Galli, 'Lo squalo bianco di Villasanta' che annullò Romario in finale di Champions

Elegante, con i piedi raffinati, fatto non comune in un difensore, con i suoi inconfondibili capelli a caschetto, Filippo Galli era un maestro dell'arte della marcatura, grazie agli anticipi perentori sugli attaccanti avversari, specialità che gli fece guadagnare il soprannome, a lui dato dal giornalista Carlo Pellegatti, di 'Squalo Bianco di Villasanta' per il suo modo di aggredire gli avversari strappando loro il pallone.

Particolarmente abile nel colpo di testa, e forte nel corpo a corpo e nell'uno contro uno, sapeva stoppare gli attaccanti e far ripartire la manovra. Silvio Berlusconi negli anni Novanta lo definirà "Il giocatore che meglio rappresenta lo stile Milan".

In rossonero vivrà ben 13 anni e mezzo della sua carriera da professionistica, nei quali vincerà tutto, sollevando ben 17 trofei. Ha indossato anche le maglie di Pescara, Brescia, Reggiana e Pro Sesto in Italia, nonché del Watford nella sua esperienza inglese.

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Più forte dei gravi infortuni avuti, che gli hanno impedito di raggiungere vertici ancora più alti, il suo ricordo è impresso nel cuore dei tifosi rossoneri per la grande prestazione offerta il 18 maggio 1994 ad Atene, contro il Barcellona di Cruijff. Sostituto di Costacurta, squalificato, nella finale di Champions League seppe annullare un campione come Romario.

DA TIFOSO A GIOCATORE DEL MILAN

Nato il 19 maggio 1963 a Monza, e residente con la famiglia a Villasanta, cittadina di quasi 15 mila abitanti non distante dall'attuale capoluogo di provincia, Filippo Galli sviluppa una passione precoce per il pallone già in età giovanile.

"Non ho deciso di fare il calciatore - racconterà a 'Il dialogo di Monza' -. La mia carriera è nata da una passione coltivata negli spazi verdi di Villasanta, la mia terra. Ho iniziato tardi, a 12 anni, dopo essermi dilettato per 3 anni con la ginnastica artistica, che mi ha formato atleticamente e sul piano della coordinazione. La priorità ai tempi era la scuola (il mio rimpianto è non aver studiato lingue), e, perché no, il sogno di portare avanti ciò che mio padre, da metalmeccanico, aveva costruito".

La stoffa con il pallone evidentemente c'è se a soli 15 anni, attraverso l'autorizzazione firmata dei suoi genitori, fa il suo esordio nel calcio giocando nel campionato di Prima categoria con il Cosov Villasanta, storica società del suo paese, nella quale si mette in evidenza. Così a 15 anni e mezzo, nel 1979, avviene il passaggio nel Settore giovanile del Milan, dove cresce accanto a ragazzi come Alberigo Evani, Massimo Gadda e Andrea Icardi.

"Quando andai nelle Giovanili rossonere c'erano Colombo presidente e Sandro Vitali D.s., - ricorderà l'ex difensore - in seguito arriverà Giussy Farina. Per il club erano anni difficili sul piano economico. Andavamo in ritiro a Milanello ma veniva affittato per i matrimoni... Non era il massimo per trovare la concentrazione".

Filippo è anche un grande tifoso rossonero, e quando può la domenica va a vedere la Prima squadra a San Siro. È allo stadio anche il 6 maggio 1979, quando il pareggio per 0-0 con il Bologna consente ai rossoneri di conquistare 'lo Scudetto della Stella'.

IL PRESTITO AL PESCARA E IL DEBUTTO IN SERIE A

Nonostante emerga come uno dei talenti più promettenti del Settore giovanile del Milan, la prima esperienza da professionista di Filippo sarà con un'altra maglia, quella biancazzurra del Pescara. La società lo manda in Abruzzo per fare esperienza nella stagione 1982/83.

"Dopo due anni con la Primavera del Milan - racconterà l'ex difensore - sono stato ceduto al Pescara, in Serie C1, dove ho imparato molto grazie a mister Tom Rosati. Ebbi la fortuna di avere un interlocutore importante in occasione di questa scelta: Gianni Rivera. All’epoca era vice presidente del Milan, e mi indirizzò a Pescara piuttosto che a Vicenza, che era un’altra società che mi aveva cercato, perché il Pescara puntava ad una pronta promozione e vi avrei trovato un ambiente giusto per farmi le ossa e mettermi a confronto col calcio professionistico. Accettai quindi Pescara, malgrado fosse più lontana da casa, e lì trovai subito come principale interlocutore il mister e il presidente Marinelli".
"Sono quindi partito per Pescara con grande entusiasmo e voglia di mettermi alla prova - dirà Galli a '40mila.it', la web community dei tifosi biancazzurri -. Noi abitavamo tutti, per volere di Tom Rosati, in un hotel a Francavilla al Mare. Io avevo appena preso la patente e mi ricordo che la prima volta che sono venuto in macchina in centro, al momento di parcheggiare ero così preso dall’emozione che non ci sono riuscito e me ne sono tornato in albergo… Questa è la mia prima esperienza con il centro della città!".

La stagione al Pescara per Filippo Galli è positiva: con 28 presenze e 2 goal, cui si aggiungono 5 apparizioni in Coppa Italia, lo stopper venuto dal Milan dà un contributo importante alla squadra per la conquista del 2° posto finale e dunque della promozione in Serie B nel Girone B di Serie C1.

"Ci sono tanti ricordi - dice Filippo -. Una sconfitta in casa, dove ci fu una contestazione contro la squadra, ma anche il ricordo i tifosi che ci seguivano anche nelle trasferte più difficili. Specie in Campania, avevamo la Salernitana, la Paganese, la Nocerina… Trasferte difficili anche dal punto di vista logistico, perché non era agevole raggiungere quelle località. Eppure i tifosi ci sostenevano ed era una cosa bella. I ritiri, quello pre-campionato mi pare nelle Marche, e poi quello fatto a metà stagione a Roccaraso. Il rapporto con tutti i compagni...".
"Eravamo una squadra con dei giovani e dei giocatori di esperienza che avevano grande spessore umano - aggiunge -. La società fece di tutto per riconquistare la serie B, perché era considerato un obbiettivo da raggiungere a tutti i costi. Ricordo anche la fortuna di vivere in quell’hotel sul mare: il fatto di avere una finestra che guardava sul mare era appagante, mi rilassava".
"Le reti? Segnai 2 goal di testa e tutti e due tra l’altro contro portieri di scuola Milan, Navazzotti della Nocerina e Incontri della Ternana".

L'anno di crescita al Pescara vale al giovane difensore il ritorno immediato al Milan nella stagione seguente, il 1983/84, sotto la guida in panchina di Ilario Castagner. Per Filippo Galli inizia una lunga storia a tinte rossonere che durerà ben 13 anni e mezzo.

Il 18 settembre 1983 a San Siro contro il Verona Filippo Galli in coppia con Luciano Spinosi, con un inedito numero 6 sulle spalle, fa il suo esordio in Serie A. A determinarlo è la squalifica di Franco Baresi, e in quell'occasione il Milan, che era stato travolto al debutto stagionale per 4-0 al Partenio dall'Avellino, con 'Lo Squalo bianco di Villasanta' in panchina, si impone 4-2 sugli scaligeri di Bagnoli. Lo stopper brianzolo ha appena 20 anni.

"Vincemmo quella gara, non senza difficoltà, e Castagner decise di darmi continuità - racconterà Galli -. Nel derby, però, non mi fece giocare, perché allora c'era questa usanza di non voler 'bruciare' i giovani. Entrai sul 2-0 e non riuscii a cambiare le sorti del match".

Filippo Galli diventa presto il partner difensivo ideale di Franco Baresi. Con loro giocano anche Tassotti ed il suo coetaneo Evani, impiegato ai tempi da terzino sinistro. E proprio da un cross di Evani da calcio d'angolo, il 15 gennaio 1984, 'Lo Squalo bianco di Villasanta' segna di testa il suo primo goal in Serie A, che vale la rivincita per 1-0 sull'Avellino.

"Sono contento per il goal ma soprattutto di aver vinto questa partita importante - affermerà a caldo il giovane difensore ai microfoni della 'Rai' -, dopo lo scivolone di domenica scorsa in casa, che ci è costato qualche critica di troppo, siamo riusciti a ottenere questi 2 punti".

Lo stopper brianzolo chiude la sua prima stagione in Serie A con 28 presenze e un goal in campionato e 8 gare in Coppa Italia. Il Milan si piazza all'8° posto in classifica in campionato e raggiunge i quarti di finale di Coppa Italia, venendo eliminato dalla Roma.

L'AFFERMAZIONE CON LIEDHOLM

Con il ritorno di Nils Liedholm sulla panchina rossonera nel 1984/85, Filippo Galli diventa uno dei punti fermi della squadra e inizia ad apprendere il gioco a zona. I rossoneri crescono ulteriormente e si piazzano quinti in campionato, conquistando la qualificazione alla Coppa UEFA, e raggiungono la finale di Coppa Italia. Lo stopper Galli partecipa con 38 presenze e prestazioni sempre più convincenti.

Nel 1985/86 la squadra parte bene, portandosi alle spalle della Juventus capolista. Filippo Galli segna ancora una rete all'Avellino (3-0 per il Diavolo) e il 13 ottobre trova il suo 3° goal in Serie A. Lo segna nuovamente a San Siro, con uno spettacolare colpo di testa in tuffo su punizione di Wilkins che vale il successo per 1-0 nel Derby lombardo con il Como. In questa sfida si distingue anche per la brillante marcatura sul giovane centravanti avversario Stefano Borgonovo.

Spesso 'Il Barone', che non esita a definirlo apertamente 'Il nuovo Rosato', per la sua abilità in marcatura, rinnega il suo credo tattico e gli affida la marcatura del fantasista avversario.

"Tornando al Milan ebbi la fortuna di lavorare con Liedholm, col quale imparai i rudimenti della zona, anche se lui mi utilizzò spesso nella marcatura dei vari Platini, Maradona, Brady… Giocatori di grande qualità", ricorderà l'ex difensore.

Il 15 dicembre 1985 Galli metterà il bavaglio a Platini, consentendo al Milan di strappare un prezioso pareggio per 0-0. Lui, come sempre, fa però il modesto.

"Mai avuta la sensazione che Platini fosse domato. Non l'ho mai perso d’occhio", dichiara dopo il fischio finale.

L'anno dopo, il 14 dicembre 1986, Filippo riuscirà a ripetersi su Maradona per un altro 0-0 questa volta con il Napoli. La sua intelligenza tattica gli permette prestazioni di alto livello anche contro avversari di grande caratura.

Il Milan 1985/86 vede tuttavia la società in crisi finanziaria rischiare il tracollo e il fallimento. Silvio Berlusconi, tuttavia, ne rileva la proprietà all'inizio del nuovo anno e il 24 marzo 1986 diventa il nuovo presidente, avviando una nuova era di trionfi per la società e i tifosi. La squadra di Liedholm chiude 7ª, subendo in Coppa UEFA, prima del cambio di proprietà, l'eliminazione shock ad opera dei belgi del Waregem negli ottavi di finale.

In difesa a Tassotti, Baresi e Galli, si aggiunge anche il giovane figlio d'arte Paolo Maldini. Saranno 'I quattro moschettieri' rossoneri che faranno le fortune della squadra. Filippo intanto mette insieme complessivamente 32 presenze e altri 2 goal, segnati tutti e due in campionato.

Il 1986/87 è l'anno della risalita, ma ancora una volta non mancano le difficoltà. Se i rossoneri chiudono quinti dopo aver battuto la Sampdoria nello spareggio UEFA, lo devono anche alla loro difesa, che subisce appena 21 goal, gli stessi presi dal Napoli campione. Liedholm in Primavera viene esonerato e nel finale di stagione sarà Fabio Capello a guidare la squadra prima della 'rivoluzione sacchiana'. Per Galli altre 28 presenze totali e il posto da titolare mai in discussione.

In questi anni da titolare in rossonero colleziona anche 7 presenze con l'Italia Under 21 di Azeglio Vicini e 5 presenze nell'Italia Olimpica di Cesare Maldini, che ai Giochi di Los Angeles, nel 1984, chiuderà al 4° posto perdendo 2-1 ai supplementari la semifinale col Brasile e con lo stesso punteggio, ma nei 90 minuti, la finale per il 3° posto con la Jugoslavia.

TRIONFI E INFORTUNI

L'intuizione di Berlusconi di affidare la panchina al semisconosciuto Arrigo Sacchi, reduce dall'esperienza positiva di Parma, si rivelerà vincente. E anche 'Il Profeta di Fusignano', che basa sulla zona e sui movimenti difensivi parte dei suoi successi, punta sullo 'Squalo bianco di Villasanta' come centrale accanto a capitan Baresi.

"Abbiamo avuto la fortuna che la proprietà passasse a Fininvest - dirà Filippo -. Quando arrivò Sacchi, e le cose all'inizio non andavano bene, è stato in gamba il management di allora che lo ha sempre sostenuto fin dall’inizio, nonostante le difficoltà. Perdemmo ad inizio anno contro l’Espanyol in Coppa UEFA e con la Fiorentina, ma poi vincemmo lo Scudetto".
"Sacchi aveva un metodo molto chiaro di gioco basato sull’intensità: ci faceva lavorare molto a secco con Pincolini. In campo difesa corta e pressing altissimo con automatismi replicati a memoria in maniera univoca. C’è stato un calcio prima e un calcio dopo Arrigo Sacchi in Italia".
"E poi c'era Baresi. Io lo considero il capitano per eccellenza. Andavo a vederlo giocare e ci ho giocato assieme. Era un giocatore straordinario. Il più forte con cui ho giocato".

Il campionato 1987/88 vede il Milan tornare a vincere lo Scudetto, al termine di un'entusiasmante rimonta ai danni del Napoli di Maradona. Decisiva, il 1° maggio 1988, la vittoria per 2-3 al San Paolo contro i rivali. In campo, naturalmente, accanto a Baresi, c'è anche Filippo Galli.

"Andammo in vantaggio nel primo tempo con Virdis. Ma Napoli aspettava questa partita. Ci teneva a mantenere il primato. E Maradona pareggiò con una punizione imparabile, all’angolino, nonostante la barriera molto alta. Avevano giocatori di grande qualità. Nell’intervallo però Sacchi usò le parole giuste. Noi eravamo in folle; messa la marcia si andava in automatico. Eravamo meticolosi. Ci portammo sul 3-1 con i goal ancora di Virdis e di Van Basten, e un grande Gullit che aveva spazio per mostrare la sua velocità. Loro ci provarono fino in fondo, segnando anche il 3-2 con Careca. Ma quella vittoria ci diede lo slancio per vincere il campionato".

Con i partenopei in caduta libera, bastano 2 pareggi ai rossoneri per laurearsi campioni d'Italia a Como il 15 maggio 1988. Allo Stadio Senigaglia esplode la festa Scudetto del Milan.

"Ricordo molto bene la festa all’interno dello stadio di Como e poi i festeggiamenti a San Siro. Le musiche all’interno del pullman. È stata l’apoteosi. Un festeggiamento unico. Arrivavamo da dieci anni senza vittorie, dalla stella conquistata da Rivera".

Filippo Galli disputa in tutto 40 partite nell'anno del suo primo Tricolore, di cui 30 in campionato, 7 in Coppa Italia e 3 in Coppa UEFA. Ma la sorte, nel 1988/89, è pronta a tendergli un primo agguato sotto forma di infortuni alle ginocchia. Galli è operato una prima volta in estate, poi si rifà male in Coppa Italia contro l'Atalanta. Torna titolare per la prima di campionato con la Fiorentina (4-0) ad inizio ottobre, ma sente dolore al ginocchio sinistro.

Gli esami rivelano una tendinopatia rotulea degenerativa al ginocchio sinistro. Il difensore centrale rossonero deve quinti operarsi nuovamente e stavolta starà fuori 6 mesi. La stagione è così parzialmente compromessa, e se inizialmente il 'Profeta di Fusignano' testa Rijkaard in quella posizione, il suo posto da titolare viene preso dal giovane Alessandro Costacurta, che lo sostituisce degnamente iniziando una carriera di grande successo.

Filippo torna a metà aprile, giusto in tempo per partecipare al finale di stagione. Sacchi lo schiera titolare in campionato, mentre in Coppa dei Campioni gli preferisce Costacurta sia nel ritorno della semifinale contro il Real Madrid, sia nella finale di Barcellona con lo Steaua.

Galli entra comunque a gara in corso in entrambe le sfide e il 24 maggio può sollevare con i compagni la prima Coppa dei Campioni. In quello stesso anno, a giugno, vince la sua prima Supercoppa Italiana, con i rossoneri che si impongono 3-1 contro la Sampdoria. Le sue presenze totali calano drasticamente a 19.

Sacchi e la società confidano però nel ritorno al top della condizione del centrale, che dopotutto ha soltanto 26 anni. 'Lo Squalo bianco di Villasanta' parte dunque forte nella stagione 1989/90, determinato a dimostrare che il posto da titolare è il suo. Gioca dal 1' sia le due gare del 1° turno di Coppa dei Campioni contro l'HJK Helsinki, vinte entrambe dai rossoneri, sia nella prima parte di campionato.

Ma nell'ottobre 1989 arriva per lui un'altra tegola, l'ennesima degli ultimi due anni: in uno scontro in allenamento con Marco Van Basten, riporta infatti la "lesione acuta del legamento collaterale mediale del ginocchio destro". Il difensore centrale deve nuovamente operarsi. L'intervento, effettuato alla clinica universitaria di Pavia, riesce perfettamente e i tempi di stop sono questa volta di 3 mesi.

“Il Cigno di Utrecht mi ha spaccato un ginocchio in allenamento - ricorderà -. Una sua entrata mi ha disinserito il legamento collaterale del ginocchio destro. Marco era molto nervoso in quel periodo, come spesso gli capitava dopo alcune esercitazioni fatte con Sacchi. Ovviamente l'ho perdonato...".

Filippo Galli rientra a fine gennaio, e per tutta la stagione Sacchi lo alterna a Costacurta nel ruolo di centrale accanto a Baresi. 'Lo Squalo di Villasanta' non è più un titolare inamovibile e ancora una volta in Coppa dei Campioni in finale partirà dalla panchina, salvo vedersi concessa una passerella nel finale. Nonostante tutto, vince la seconda Coppa dei Campioni contro il Benfica, e, durante la convalescenza, la prima Supercoppa Europea contro il Barcellona e la prima Coppa Intercontinentale contro il Nacionál de Medellin.

In campionato lo Scudetto sfuma e vince il Napoli, invece in Coppa Italia i rossoneri perdono in finale con la Juventus di Zoff, in quella che per Galli è stata "la più grande delusione" in carriera. La stagione segna un buon rilancio con 28 partite totali disputate.

Nel 1990/91, l'ultimo anno di Sacchi, continua ad alternarsi con Costacurta accanto a capitan Baresi. In Coppa dei Campioni è titolare nell'andata dei quarti di finale con il Marsiglia, prima dei riflettori del Velodrome e dell'abbandono del campo da parte dei rossoneri che indurranno l'Uefa a squalificare la squadra per un anno dalle Coppe. Per il brianzolo, ormai bandiera della squadra, altre 30 presenze totali e la soddisfazione di vincere, stavolta da protagonista, la sua seconda Supercoppa Europea (contro la Sampdoria) e la seconda Coppa Intercontinentale (con l'Olimpia di Asunción).

Milan 1994 (Getty)Getty

LA FINALE DI ATENE DEL 1994

Con l'approdo di Fabio Capello in panchina nel 1991 Filippo diventa una riserva affidabile. In questo nuovo ruolo si toglie ulteriori soddisfazioni, arricchendo il palmarès personale con altri 4 Scudetti (1991/92, 1992/93, 1993/94 e 1995/96), 3 Supercoppe Italiane (1992, 1993, 1994) una Champions League (1993/94) e la terza Supercoppa europea (1994).

"Se Arrigo mi ha dato molto dal punto di vista della metodologia di lavoro, Capello mi ha insegnato la gestione delle risorse umane", dichiarerà l'ex difensore.

La sorte, che tanto gli aveva tolto, gli restituisce la gioia che Filippo aspetta da tempo. In Champions League, il 18 maggio 1994, il Milan deve sfidare in finale il Barcellona di Cruijff. I pronostici sono tutti per i blaugrana, che praticano un calcio spettacolare. Tanto più che il Milan andrà in campo senza i suoi due difensori centrali titolari, Costacurta e Baresi. Ma Capello lancia dal 1' Filippo Galli in coppia con Paolo Maldini.

Sa che 'Lo Squalo bianco di Villasanta', che negli allenamenti dà sempre il massimo, è pronto a prendersi la scena. Così gli dà fiducia e gli assegna il controllo dell'uomo più pericoloso, Romario. Se Maldini non fa toccare palla a Stoichkov, Filippo, che già anni prima lo era stato per Maradona e Platini, è una diga insuperabile per il brasiliano: lo anticipa sistematicamente, tanto che il fuoriclasse blaugrana non entra mai in partita.

In attacco Massaro e Savicevic danno spettacolo, il tanto bistrattato Desailly completa l'opera. Finisce 4-0 per i rossoneri, anche Filippo a fine partita può alzare la terza Coppa dei Campioni della sua carriera, per lui sicuramente la più bella, e liberarsi in un urlo di gioia.

"Essere chiamato a fare il titolare mi riempiva di carica - spiegherà -. Mi sono sempre allenato con costanza, per questo sono entrato in campo prontissimo. Il Barcellona se la sentiva già sua ma noi facemmo la partita del secolo".
"In albergo ero in camera con Roberto Donadoni e ricordo che fissavamo il Partenone di continuo, speravamo che ci desse la giusta ispirazione per la partita... Sicuramente sono legato alla Champions del '94, avendola giocata da titolare. Mi sentivo defraudato per non aver potuto giocare quella col Benfica a Vienna".
"Dopo il fischio finale rimasi in trance agonistica per non so quanto tempo... Andammo in hotel e ci fu festa fino alla mattina. Fu l'apoteosi, forse neanche i tifosi si aspettavano un trionfo del genere e allora fu vissuta in modo anche più pieno. Fermare Stoichkov e Romario non fu facile, ma rispettammo a pieno le consegne di Capello".

Il lungo amore fra Filippo Galli e il Milan si interrompe nel novembre del 1996, quando a 33 anni, uno dei simboli del Grande Milan decide di percorrere altre strade per giocare con più continuità. 'Lo Squalo bianco di Villasanta' saluta con 17 titoli vinti e un bilancio personale di 325 presenze e 4 goal, l'ultimo dei quali segnato in Coppa Italia nel 1991/92.

Filippo Galli WatfordGetty

GLI ULTIMI ANNI

Filippo sceglie la neopromossa Reggiana e con gli emiliani vive una stagione di Serie A, culminata con l'immediata discesa in Serie B, e una fra i cadetti. In tutto 58 presenze e 2 goal, di cui uno in Serie A contro l'Inter e uno in Serie B ai danni del Treviso.

Passa quindi al Brescia nel 1998, e con la maglia delle Rondinelle vive una seconda giovinezza: in tre stagioni da titolare, colleziona 104 presenze e 2 reti (realizzate in Serie B), dando il suo contributo alla promozione in Serie A della squadra lombarda nel 1999/00.

"Dal Milan andai alla Reggiana, rimasi un anno anche in B e poi passai al Brescia, dove giocai anche con Baggio, Pirlo e Hubner", ricorderà.

Prima di appendere le scarpette al chiodo fa un'esperienza in Inghilterra con il Watford nella First Division (29 presenze e un goal realizzato contro il Walsall in campionato), venendo allenato da Gianluca Vialli, e, tornato in Italia, milita per due stagioni nella Pro Sesto in Serie C2. Qui spende gli ultimi scampoli di una carriera leggendaria, ritirandosi dopo aver compiuto 41 anni.

Filippo Galli Nuno Gomes Brescia Fiorentina Serie A 10222000Getty Images

ALLENATORE E DIRIGENTE

Nel 2002 fa una breve esperienza al Fulham come consulente di Franco Baresi. Passato al ruolo di allenatore, dimostra di aver appreso bene dai suoi maestri e si aggiorna continuamente. Nel 2009 diventa Responsabile del settore giovanile e in 9 anni conquista una Coppa Italia Primavera (2010), un’edizione del Torneo di Viareggio (2014), un campionato Allievi (2010-2011), uno con i Giovanissimi (2009-2010) e uno con l’Under 16 (2016-2017).

Filippo Galli

Durante la sua gestione sbocciano talenti come Simone Verdi, Gianluigi Donnarumma, Davide Calabria e Patrick Cutrone, solo per citarne alcuni. Sposato dal 1987 con sua moglie Maria Cristina, negli anni Dieci del Duemila, Filippo si dedica ancora alla sua formazione: oltre a cimentarsi nei panni di commentatore sportivo per Mediaset e Telenova, frequenta infatti il corso di Direttore sportivo.

Il 30 giugno 2018 saluta il Milan e l'anno seguente passa a lavorare nel Settore tecnico della FIGC. Il 18 maggio 2021 il Parma, appena sceso in Serie B, per le sue competenze lo ingaggia come responsabile dell'area metodologica del club. Per i tifosi del Milan, che continuano ad amarlo, resterà sempre un simbolo nonché l'eroe di Atene, che nella finale del 1994 annullò Romario.

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